Danti Vincenzo
Mosč e il serpente di bronzo
Una modellazione viva,
continuamente diversificata, rispondente pił ai dettami della
sensibilitą che non al rigore di una logica razionale, svela un aspetto
sorprendente della personalitą artistica dello scultore perugino, che
appare quasi prudentemente polemico nei confronti della codificazione
manieristica di certo filone della poetica michelangiolesca; il Danti,
per la veritą, non elude il riferimento a tali onerosi precedenti:
infatti il rilievo riecheggia uno spicchio della volta della Sistina; ma
le esigenze plastiche, per il nervoso alternarsi tra sporgenze grevi di
materia e dissolvenze in puro graffito, per il rifiuto del gusto
tipicamente manieristico delle silouettes cerebralmente eleganti a
favore di un plasticare a grumi, a forti stacchi, situano quest'opera in
un'area culturale piuttosto eccezionale, che potremmo dire di fronda
michelangiolesca. Ma il rilievo ci appare un fatto stilistico piuttosto
peregrino nell'ambiente fiorentino e risultato eccezionale anche nel
curriculum creativo del Danti.
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