PIEVE DI SANTA STEFANIA  (presso Nuvolento – prov. Brescia)

   
vista generale   abside   facciata
 
archetto   abside 2

Oggi la chiesa plebana di S. Stefania sorge nella piana a sud dell’abitato di Nuvolento, in piena campagna, tra le prime propaggini delle Prealpi lombarde e l’avvallamento formato dal fiume Chiese. Il complesso religioso è oggi composto dalla chiesa, dal campanile, dal cimitero che si sviluppa nel terreno antistante la facciata della chiesa (vedi foto vista generale), mentre sia a est, sia nell’area a nord dell’abside, sia lungo il longitudinale sud, sempre in prossimità dello sviluppo absidale, sono stati costruiti vari edifici, per lo più moderni, utilizzati con funzioni agricole.
La documentazione menziona quale primo titolare della carica di pievano un tal “D. Martino”, arciprete tra il 1130 e il 1138. (Si riporta anche la notizia della presenza, in quegli anni, di un “castro diruto” accanto alla pieve e di una cappella dedicata a S. Giovanni Battista, probabile battistero della pieve).
La dedicazione a S. Stefania sembrerebbe una distorsione popolare, derivata da una particolare ricorrenza che qui a Nuvolento viene celebrata da tempi antichi, anche con la partecipazione degli abitanti dei vicini comuni: il 2 agosto, oggi festa del “Perdon d’Assisi”, che nel calendario liturgico è dedicata a S. Stefano I Papa e Martire. A questa data, gli studiosi attribuiscono una ricorrenza legata alla probabile consacrazione della chiesa che gli abitanti di Nuvolento hanno continuato a ricordare protraendo le celebrazioni - “la sagra” - anche al giorno dopo, 3 agosto, corrispondente nel calendario liturgico a S. Stefano protomartire (che con S. Lorenzo e S. Vincenzo vengono ricordati come diaconi protomartiri). Da ciò ne sarebbe derivata, dalla denominazione “Stefanía” a indicare i due giorni dedicati ai santo Stefano, la titolazione della chiesa plebana a S. Stenia, ipotetica figura di santa con gli attributi mistici di “vergine martire” (questa santa è personaggio ignoto al Martirologio Romano).

In epoca medievale, le fortune e le vicende della pieve di Nuvolento sono direttamente legate alle sorti del vicino e potente monastero di S. Pietro al Monte Ursino di Serle (fondazione di XI secolo e florida istituzione dei secoli centrali del medioevo): “
certo è che nei secoli XI e XII il monastero aveva una supremazia sulla pieve[1]”. Solo più tardi la pieve si sarebbe staccata, divenendo istituzione indipendente, e, nonostante già nel 1130 si ricordasse il primo arciprete, la completa autonomia sarebbe sopraggiunta solo dopo qualche secolo.
Non vi è documentazione che possa ricondurre cronologicamente la costruzione della chiesa di S. Stefania entro un preciso contesto temporale. Seppur si mantengano nei canoni propri all’architettura romanica dei secoli XI e XII, le strutture attuali non permettono una più precisa cronologia, oggetto quale sono state di aggiunte anche moderne, oltre a restauri e interventi di XIV e XV secolo per la costruzione degli archi trasversali interni e la stesura di parte della decorazione pittorica (da non dimenticare il terremoto del 1117 e gli evidenti segni di interruzioni edilizie nelle murature del campanile).
L’attuale complesso romanico è formato dal campanile e dall’edificio ecclesiale che si presenta a pianta rettangolare con una sola abside semicircolare a est (
vedi foto abside), semplice facciata a capanna a ovest (vedi foto facciata), e coperta con coppi.
Nessun particolare decorativo caratterizza gli esterni, conferendo così alle forme architettoniche di questo massiccio monumento quell’aspetto di essenzialità che caratterizza tanti edifici romanici di periferia dei secoli XI e XII, costruzioni rustiche e compatte, volute dalle popolazioni della campagna, povere ma devotamente cattoliche.
La chiesa è costruita, per la maggior parte, in pietre calcaree chiare (vedi lato nord particolari), appena squadrate, disposte abbastanza ordinatamente per livelli orizzontali, assemblati in consistenti spessori di malta. Interventi manutentivi si evidenziano proprio in queste malte che ora sono ricoperte da una tamponatura in cemento. Tale sistema edilizio si conserva soprattutto nel longitudinale nord, nella facciata e nel tratto di muratura prossimo alla facciata nel lato sud. Una più attenta analisi dell’alzato permette di localizzare anche sezioni murarie (poste nelle parti alte sotto lo spiovente settentrionale della facciata, in un tratto di muro del lato nord, tra lo spigolo di facciata e la monofora a feritoia, e nel fronte est della navata, sopra l’abside), di esecuzione più grossolana, realizzate anche con ciottoli e pietre grezze, inseriti in spesse malte. Unici intermezzi nelle piatte e compatte mura perimetrali sono le aperture: in facciata, il portale squadrato in pietra bianca, sormontato da una lunetta triangolare con sopra inserito un grande oculo, entrambi realizzazioni di epoche recenti (XVI-XVII secolo), una stretta finestra a feritoia e una porta sormontata da uno pseudo-protiro triangolare d’epoca barocca, prospiciente il campanile, nel lato nord, tre monofore di diversa dimensione nell’emiciclo absidale, con due finestre quadrate, inserite in epoca barocca, sui lati del fronte est della navata, e tre finestre nel longitudinale sud (in parte coperto da moderni ambienti residenziali), di cui una è ancora una stretta finestra inserita proprio nel limite del tetto e due sono ampie finestre quadrate, realizzazioni post-medievali.
Le strutture murarie dell’abside nel tratto visitabile a nord (la parte di emiciclo a sud è oggi chiusa in un orto privato), appaiono molto più disomogenee, con vistose diversità nella composizione dell’apparato edilizio. Le parti basse, a tratti, riprendono gli schemi costruttivi adottati nei perimetrali, arrivando all’incirca all’altezza della monofora inserita in questo verso dell’emiciclo, poi l’assemblaggio delle pietre si fa più approssimativo: gli inserti in ciottoli e conci non lavorati si fanno più consistenti (nel tratto di emiciclo vicino al punto d’innesto con la navata, è presente una vistosa occlusione, forse di un’originaria porta o finestra), mentre un tratto del sottotetto è realizzato in cotto. In cotto è pure l’unico archetto cieco pensile, forse parte di una decorazione che doveva percorrere tutte le parti alte dell’abside (
vedi foto archetto). Nel resto del sottotetto ricompaiono i conci squadrati inseriti appena sporgenti a formare una sorta di cornice. Più o meno al centro del semicerchio, è rimasto un tratto di lesena, posta tra la monofora nord e quella centrale (altra testimonianza decorativa di antiche strutture sulle quali si sono poi succeduti, in varie epoche, consistenti interventi di ristrutturazione e integrazione), forse contemporanea dell’unico archetto pensile in mattoni vicino all’attaccatura con la navata, della quale rimane solo un troncone, inserito poco sotto il livello del tetto. Nel lato sud del semicerchio absidale, le strutture edilizie si presentano più integre, pur evidenziando anche qui intromissioni e discontinuità costruttive (vedi foto abside 2). L’apparato murario in pietre appena squadrate di diversa misura, con il lato a vista appena lisciato, inseriti in spessa malta, arriva quasi al livello del sottogronda, qui interamente sottolineato dalla cornice sporgente in conci chiari. A testimonianza di una certa omogeneità strutturale, rimangono visibili due lesene, anche se tronche nelle parti basse e nelle terminazioni alte. In queste sezioni murarie meridionali non sono rimasti resti di archetti rampanti in mattoni; da notare inoltre le leggere diversità nella resa edilizia delle parti sommitali, che potrebbero indicare manomissioni e ricostruzioni forse già in epoca medievale.
La monofora centrale e la monofora a sud sembrerebbero di eguale dimensione, con quella meridionale non esattamente al centro delle due lesene. Poco sopra questa apertura, sulla sinistra, vi è un evidente intervento di restauro. In basso, lo zoccolo di fondazione è appena sporgente rispetto alle sezioni murarie soprastanti.
La chiesa misura 32 passi di lunghezza dallo spigolo ovest allo spigolo est. 5 passi è la misura del prolungamento dell’emiciclo absidale, e 15 passi quella della larghezza della facciata; l’edificio nel complesso non raggiunge grande elevazione, in contrasto con il rilevante sviluppo verticale del campanile.


[1] Tratto da internet “La pieve di Santa Stefania a Nuvolento: un percorso fra storia e pittura”: un cd rom multimediale a cura di Riccardo Bartoletti

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